Il 15 marzo 2011 Giulia Tavilla, a soli 17 anni, muore nel sonno per un arresto cardiocircolatorio dopo 4 anni di estenuante lotta contro l’anoressia e la bulimia, poco prima del ricovero in una struttura idonea alla cura del suo grave disturbo alimentare.
Stefano Tavilla, padre di Giulia, dopo pochi mesi dalla scomparsa della figlia fonda a Pieve Ligure, l’associazione “Mi nutro di vita – associazione per la lotta ai disturbi del comportamento alimentare”, per contribuire ad un’opera di sensibilizzazione rispetto ai disturbi del comportamento alimentare, aiutare le famiglie che affrontano queste problematiche, favorire i contatti fra associazioni di scopo similare al fine di creare una rete di collaborazione anche con le strutture di cura.
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La Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla è stata promossa per la prima volta nel 2012 dall’Associazione “Mi Nutro di Vita” (Pieve Ligure – GE) e ricorre il 15 marzo, proprio nel giorno della scomparsa di Giulia.
Il 19 giugno 2018 la Giornata del Fiocchetto Lilla è istituita dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e il 15 marzo è riconosciuto istituzionalmente come Giornata Nazionale contro i Disturbi dell’Alimentazione (Gazzetta Ufficiale della repubblica Italiana n. 140 del 19.06.2018 – Il Fiocchetto Lilla ha origine in America e rappresenta da più di 30 anni la lotta contro i DCA). Questa giornata offre speranza a tutti coloro che lottano silenziosamente, giorno dopo giorno, contro i disturbi alimentari. Accanto a questa vicinanza, il 15 marzo è un’occasione per riflettere su disturbi gravi sempre più presenti tra i giovani e i giovanissimi, che si manifestano prevalentemente tra i 15 e i 19 anni ma si sta assistendo a un abbassamento dell’età di esordio. Ci sono anche esordi tardivi dopo i 35-40 anni. Colpiscono maggiormente le donne ma i casi tra gli uomini stanno aumentando.
L’emergenza COVID-19 ha richiesto l’attivazione di misure che hanno generato un senso di solitudine diffuso. Nelle persone malate di un disturbo alimentare tutto questo può diventare insostenibile. Un numero sempre maggiore di adolescenti che hanno cominciato a odiarsi, persi nell’isolamento di una pandemia che li ha travolti e fatti sprofondare nel rifiuto o nello smodato consumo di cibo. «Una realtà che nell’ultimo anno e mezzo è esplosa da Nord a Sud del Paese, portando alla luce in molti casi le lacune di un’assistenza pubblica che non ce la fa. «Le richieste di prime visite sono aumentate dal 30% fino al 50% con una diminuzione importante dell’età di esordio. Il problema è anche sulla sintomatologia: spesso i disturbi che ci arrivano sono già in fasi critiche difficili da seguire con i soli interventi ambulatoriali, che invece sono preziosi quando si riesce a individuare il problema all’esordio. 146 le strutture tra pubblico e privato che cercano di arginare l’emergenza in Italia. Molte concentrate al Centro e al Nord che riportano di una situazione emergenziale in progressivo peggioramento ormai da mesi. Si comincia dal San Raffaele di Milano. Ma scendendo tra le corsie dell’Umberto I di Roma la situazione non cambia, fino alle liste raddoppiate degli ambulatori assistenziali dei Dipartimenti sanitari di Cagliari. Il virus del disturbo mentale, “e soltanto dopo del disturbo alimentare”, come tengono a sottolineare medici e operatori, continua a diffondersi e a divorare tutto il territorio nazionale» [da Giada Giorgi su www.open.it del 25 settembre 2021].
“Mi manca quando eravamo leggeri. Io non l’ho mai più ritrovata quella leggerezza.” ZeroCalcare – La profezia dell’armadillo
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