Cara équipe
Eccomi, di nuovo io, I., o come dice R, l’ALA ESTREMA del CDCA. Ho tante cose da dire, ma come sempre, più la testa è calma, più le cose riescono difficili da dire, e già piango, non è possibile! Insomma, come iniziare, due anni fa vi ho conosciuti, all’inizio non ne volevo proprio sapere, “non sono malata” dicevo, poi gradualmente ho capito e accettato (con fatica) questo dato di fatto. Ho buona memoria e ricordo tutto, i vostri sorrisi, le vostre parole e l’aiuto che sin dall’inizio mi avete dato e che continuate a darmi. Ho passato con coi sei mesi e ora altri tre, sembra un’infinità, ma in realtà il tempo è voltato, e mi sono trovata così bene, a tal punto, che uscire da qui è sempre stata una tragedia. E anche ora lo è, il mondo fuori mi sembra impetuoso e spinoso, ma come dite voi “ la vera vita è fuori”; devo farmi forza. Ho paura che uscendo da qui succe3derà ciò che è successo l’anno scorso, ma non voglio credere ne tempo circolare, bensì in quello linearie e soprattutto non voglio perdervi perché, anche se a volte non sembra, siete i miei angeli custodi e vi siete stabili ti nel mio cuore. Questo ricovero è stato duro, difficoltoso e colmo di pensieri, e non l’ho affrontato al meglio perché tante volte la corda del passato mi tirava indietro, lo ammetto, i pensieri sono forti, il controllo pure, è un percorso difficile, ma la fatica fa parte della vita no? Questo disturbo è una carogna, sarà stupido , ma ti mangia, ti consuma e quando vedo o sento altre persone con il mio stesso o diverso problema, mi viene da piangere e da arrabbiasti nello stesso tempo, non può continuare ad esserci, è troppo distruttivo, le persone dovrebbero essere serene e godersi la vita pienamente, in tutto e per tutto. Prenderei io i pensieri degli altri. Continuate così quindi, fate il bene che già state facendo, perché siete dei salvatori e vi meritate solo il bene. Grazie, perché date la possibilità alle persone di ricominciare a vivere! Non lasciatemi andare, non chiudete la mia cartella, con fatica sto collaborando, ma è difficile, cavoli se lo è, e sono preoccupata, però io vi sento vicini! Grazie L.sei il mio catino e il mio secondo cervello! Grazie sr AA che quasi piangevi perché mi mangio le dita come un cannibale; grazie agli educatori G., S. e F. che ancora una volta avete sopportato tutti i miei momenti no e anche le mie paranoie, grazie ad I. ed E. che non so come hanno fermato la mia giostra o anche solo rallentata, grazie R., A. e tutti voi altre psicoterapeute. R., R. e M. siete l’allegria qui dentro, sia nelle notti, che nei giorni più bui. Non posso però non dirvi per avervi tormentato ancora per averi fatto perdere la pazienza per la mia pesantezza e i miei problemi. So già che non vi ho scritto tutto, ma ho nel cuore tanto e i ricordi mi pervadono. Siete la mia seconda famiglia, vi voglio bene.

I.